A scuola senza smartphone: soluzione efficace o proibizione inutile?

La recente normativa impone il divieto di utilizzo del telefono in classe. Riflettiamo se ciò può essere un bene o addirittura controproducente per gli alunni

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Il tema dell’uso del telefono a scuola è da tempo al centro del dibattito pubblico. L’argomento è caldo e suscita pareri contrastanti. I ragazzi sono ormai abituati ad avere lo smartphone a portata di mano, come del resto anche gli adulti. È giusto, dunque, privarli del media per tante ore durante la scuola? Vediamo come e perché si è arrivati alla decisione di vietarli nelle scuole italiane.

 

La normativa italiana

Anche se la notizia del divieto risuona fortemente in questi ultimi giorni, l’idea risale già al 2007, anno in cui viene emessa la circolare n. 30, successivamente aggiornata dal Decreto Ministeriale n. 183/2024. Il contenuto legislativo si collega alle Linee Guida per l’Educazione Civica, che prevedono lo sviluppo di competenze digitali etiche attraverso l’uso consapevole delle tecnologie digitali.

La normativa del 2007 era stata inizialmente revocata, in quanto definita dallo stesso sottosegretario all’istruzione, come un’”idiozia”, in considerazione degli ingenti investimenti di cui lo Stato si fa carico per il miglioramento della digitalizzazione in aula.

Nel 2021, però, la Commissione Istruzione del Senato, in seguito ad un’indagine conoscitiva, ha riportato il tema in auge, e realizzato una proposta di legge che disciplina l’uso dello smartphone in aula. L’indagine ha messo in luce aspetti allarmanti relativamente al rapporto dei giovani con il telefono, non solo per quanto riguarda temi quali il cyberbullismo e il sexting, ma anche la necessità di salvaguardare la dimensione relazionale in classe.

Con l’ultima circolare ministeriale del 16 giugno è definitivamente entrato in vigore il divieto di utilizzo dello smartphone in classe. Si tratta di un divieto assoluto nelle scuole del primo ciclo scolastico (infanzia, primaria e secondaria di primo grado), ad eccezione dei casi in cui si preveda un uso del telefono in quanto strumento compensativo, previsto da un Piano Educativo Individuale e un Piano Didattico Personalizzato. Nelle scuole di secondo grado, invece, è consentito l’uso didattico sotto la supervisione del docente, secondo il Decalogo Byod (bring your own device) del Piano Nazionale della Scuola Digitale.

Ogni istituzione scolastica è libera, nell’ambito dell’autonomia scolastica, di applicare le sanzioni che ritiene più opportune.

Perché si è arrivati a questa decisione?

Il Rapporto Unesco del 2023, GEM (Global Education Monitoring), riporta che il 38% degli studenti ammette di distrarsi con il telefono e il 29% di essere disturbato in aula dall’uso che ne fanno i compagni.

Non solo, anche il Rapporto OCSE Pisa 2022, volume II, si è occupato della relazione tra adolescenti e telefono, evidenziando che l’uso prolungato dello smartphone riduce la concentrazione e aumenta il rischio di isolamento sociale. Non a caso, ultimamente, il Ministro Valditara è ricorso al termine “Hikikomori” (isolamento volontario dalla vita sociale), per sottolineare la preoccupazione circa un aumento di tale problematica a causa dei cellulari, che tendenzialmente possono spingere ad una maggiore chiusura gli adolescenti. Proprio in riferimento all’aspetto emotivo dei giovani, Manfred Spitzer, neuropsichiatra tedesco, direttore del Centro per le neuroscienze e l’apprendimento dell’Università di Ulm, specialista nell’ambito di studi inerenti il rapporto tra sviluppo cerebrale e media digitali, sottolinea che un uso acritico delle tecnologie danneggia lo sviluppo fisico, emotivo, mentale e sociale dei giovani.

Ciò che risulta necessario è dunque una buona educazione all’uso del telefono, non solo in classe. A tal riguardo è stato stilato il Decalogo Byond del Piano Nazionale, circa il buon uso dello smartphone, spiegato in dieci punti. Sostanzialmente il decalogo afferma l’importanza di insegnare un buon uso dei dispositivi, che diventano un mezzo e non un fine dell’apprendimento, per raggiungere un pensiero critico.

 

Pro e contro del telefono in classe

Educare i futuri cittadini all’uso critico e consapevole delle tecnologie rimane l’obiettivo principale, anche se sul modo più adatto per farlo, l’opinione pubblica si divide. Da una parte chi ritiene che il cellulare in aula vada vietato del tutto e chi, invece, che un divieto del genere non porti a nessuna soluzione, al contrario si tratti di una proibizione inutile.

Tra le motivazioni di chi si schiera a favore del divieto dell’uso del cellulare in aula, troviamo l’idea che in tale modo si realizzi una maggiore concentrazione dell’alunno, in caso contrario propenso a distrarsi con giochi online e social. Non avere un telefono in classe, inoltre, spinge in modo naturale gli alunni a socializzare tra loro, a creare delle interazioni che altresì potrebbero essere influenzate dall’isolamento che il telefono produce. Non meno importante, il fatto che non mostrare il proprio smartphone in aula, contribuisce a smussare le disparità economiche: sappiamo bene quanto sia importante avere l’ultimo modello uscito, (anche per noi adulti), e ciò potrebbe comportare differenze o senso di inferiorità tra i giovani. Per i genitori, il fatto che i propri figli tengano in classe il cellulare rappresenta senza dubbio una sicurezza: ciò consente di entrare in contatto con loro in ogni momento e di visualizzarne la posizione, per assicurarsi che siano a scuola. Una forma simile di sicurezza può essere provata anche dagli alunni: in casi di particolare timidezza o ansia, la possibilità di avere un contatto diretto con il genitore può tranquillizzare il giovane. A livello didattico, invece, il telefono rappresenta un modo per copiare facilmente durante le verifiche, in quanto ancora più approfonditi rispetto ai classici bigliettini di una volta.

Lo psichiatra Paolo Crepet si dichiara d’accordo con le soluzioni drastiche, che comportino non solo il divieto assoluto di utilizzare, ma proprio di portare lo smartphone in classe: “Vietare i telefonini comporta un netto calo dell’aggressività, un aumento netto di capacità cognitive, memoria e attenzione e, soprattutto, un aumento netto delle relazioni sociali ed emotive”.

Al polo opposto, invece, troviamo coloro che ritengono inutile il nuovo provvedimento, anzi addirittura deleterio per i ragazzi. Questo perché non si può insegnare ad un adolescente a fare a meno del telefono oggi, in quanto impedisce di imparare ad usarlo in modo consapevole, e comporta la mancata integrazione del device nell’apprendimento. Il provvedimento sembrerebbe, di fatto, contestare il Decalogo Digitale, che non prevede l’esclusione del telefono in aula, ma l’educazione ad un utilizzo responsabile di esso. C’è da sottolineare, inoltre, che la raccolta degli smartphone rappresenta anche un problema logistico per le scuole che devono assicurare la custodia in sicurezza.

La normativa appena introdotta apre uno scenario sperimentale che, se ben gestito, può aiutare i ragazzi ad una migliore concentrazione in aula. È altrettanto importante però far comprendere ai ragazzi che si tratta di un modo per educare alla sana gestione dell’uso del telefono, in quanto esso ricopre comunque un ruolo importante nella vita di tutti noi e nello sviluppo di una corretta cittadinanza digitale, non solo per lo svago.

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Ilenia Valleriani

Ho conseguito con lode la laurea specialistica in Comunicazione d’Impresa, successivamente alla laurea triennale in Scienze della Comunicazione, presso l’Università La Sapienza di Roma.

Insegnante nella scuola superiore di secondo grado, dal 2017 ho iniziato l’attività di content writer, in particolare sui temi del marketing e della comunicazione, per seguire la passione che coltivo sin da bambina: la scrittura.

Da luglio 2021 collaboro con il blog di Education Marketing Italia.

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