Il dibattito come strumento didattico

Anche se in Italia è poco sviluppato, il debate è un ottimo modo per realizzare un apprendimento alternativo di quelle competenze trasversali necessarie al cittadino di domani

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Nella società contemporanea, segnata dalla molteplicità di fonti, dalle opinioni divergenti, e dal flusso continuo di stimoli, la capacità di dialogare diventa una risorsa imprescindibile. Saper ascoltare opinioni differenti, saper articolare obiezioni motivate piuttosto che attacchi, saper distinguere tra idee fondate su ragionamenti e quelle mosse da pregiudizi, sono abilità che il dibattito aiuta a sviluppare. Per questo può essere visto come uno strumento didattico, utile per far comprendere quelle soft skills fondamentali nella società contemporanea.

Le origini del debate

Possiamo dire che, storicamente, il dibattito affonda le radici nella disputatio della filosofia cristiana medievale: il filosofo Pietro Abelardo, padre dell’alta Scolastica, nell’opera Sic et non, specifica che per arrivare al vero è necessario il metodo della disputa: partire da un interrogativo, enunciare i pro e i contro, per scegliere, infine, la soluzione migliore.

Nel mondo anglo-sassone, il dibattito è stato introdotto nelle aule scolastiche, e considerato a tutti gli effetti una disciplina, con tanto di docente specifico, già da tempo. In USA e UK, a partire dalla fine dell’800, il dibattito è stato inserito nel mondo della scuola con la finalità di “insegnare a parlare in pubblico e di dibattere”. Esso viene considerato uno strumento per sviluppare un’apertura mentale su temi vari, quali economia, politica, scienza e argomenti sociali. L’importanza che le scuole inglesi e statunitensi riservano al dibattito è evidenziato anche dai campionati di debate svolti dalle università, seguite da milioni di spettatori in tv. Si tratta di veri e propri campionati perché la contrapposizione di idee viene considerata alla stregua di uno sport mentale.

In Italia, i primi Campionati Nazionali si sono svolti per la prima volta nel 2017, con il sostegno del Ministero dell’Istruzione, (il prossimo appuntamento sarà dal 5 al 9 maggio 2025). Dal 2019, inoltre, il nostro Paese partecipa al World School Debating Championships, attivo dal 1988, che annovera la presenza di oltre 60 paesi.

Ma cos’è esattamente un debate?

Un debate (o dibattito strutturato) è un confronto formale tra due o più parti che sostengono posizioni opposte su un tema dato, allo scopo di argomentare, controbattere e persuadere, nel rispetto di regole predefinite. Può essere definito come un confronto formale, non libero in quanto vi sono delle regole a cui attenersi, nel quale due squadre controbattono circa un’informazione, ponendo pro e contro. Si ragiona intorno ad una domanda, schierandosi. Il dibattito non è solo esposizione di idee, ma interazione: ascolto delle posizioni altrui, capacità di confutare, di reagire, di mantenere il dialogo anche di fronte al contrasto.

Il dibattito non è solo uno strumento di ragionamento individuale, ma soprattutto sociale. Serve a costruire comunità di persone capaci di cooperare, di non considerare l’“altro” come un avversario da sconfiggere, ma come un interlocutore con cui confrontarsi. Serve alla democrazia, nella misura in cui la democrazia richiede cittadini capaci di partecipare criticamente: non solo votare, ma riflettere, discutere, contribuire.

 

Vantaggi del debate a scuola

Il debate è una metodologia didattica attiva per stimolare le competenze trasversali, con l’obiettivo di spingere a pensare in modo creativo e comunicare in modo efficace e adeguato. Nel contesto educativo, il dibattito è utilizzato come strumento didattico per aiutare gli studenti a riflettere in modo critico, ricercare informazioni, costruire ragionamenti logici, ascoltare punti di vista diversi e esprimersi con chiarezza e rispetto. Viene spesso impiegato su temi controversi o di attualità, proprio per stimolare l’analisi e il confronto tra idee differenti.

Inserirlo tra le attività scolastiche è un modo per stimolare nuove idee e le associazioni fra di esse. Inoltre, aiuta ad essere più sicuri nell’esposizione orale in pubblico, a scegliere il giusto tono di voce, ad argomentare in modo accattivante, oltre che a sviluppare l’ironia.

Soprattutto, realizzare un dibattito in classe insegna la comprensione dei diritti e dei doveri dell’essere membro di una comunità, ossia il rispetto delle opinioni altrui e a sviluppare prospettive alternative, elementi imprescindibili nella democrazia, che i giovani di oggi hanno la necessità di apprendere fin dai primi anni di scuola.

Il dibattito, grazie alle sue regole, ai ruoli strutturati e alla necessità di argomentare coerentemente, incoraggia l’uso critico delle fonti, la gestione dei conflitti di opinione in modo rispettoso, e l’abilità di costruire posizioni motivate piuttosto che assumere semplicemente quelle che appaiono “giuste”. Inoltre, il dibattito didattico si dimostra particolarmente efficace nel promuovere competenze trasversali (life skills): fiducia in sé, capacità di comunicazione orale, ascolto attivo, predisposizione al lavoro in gruppo, consapevolezza etica.

Come organizzare un debate

Quando si specifica che il dibattito è una comunicazione non libera è perché questo deve essere svolto secondo specifiche regole e ruoli, non scelti a caso.

Se parliamo di ruoli, infatti, si richiede la presenza delle seguenti figure:

  • Capitano, che introduce la tesi e avvia la discussione
  • Oratori, coloro che sviluppano le argomentazioni
  • Ricercatori, ossia chi si occupa di raccogliere le informazioni
  • Cronometrista, un arbitro super-partes che ha il compito di far rispettare i tempi e le regole stabilite
  • Giuria, che decreta la squadra vincitrice, che ha meglio argomentato le proprie opinioni

Il docente, che sarà ovviamente presente, dovrebbe intervenire il meno possibile, eventualmente accertarsi che i rispettivi ruoli siano rispettati.

Una volta stabiliti i ruoli, si passa alla realizzazione del dibattito, nel rispetto delle seguenti fasi:

  1. Preparazione, il momento in cui gli allievi devono lavorare in gruppo per definire le tecniche argomentative, le fonti e le testimonianze
  2. Svolgimento, ossia la parte nella quale si realizza il dibattito stesso, fondato sull’ascolto attivo, la collaborazione e l’esposizione delle proprie motivazioni
  3. Valutazione, al termine della discussione si analizza la prestazione, sia personale che della squadra

 

Temi da debate

I temi sui quali realizzare un dibattito sono infiniti, ovviamente anche tenendo conto dell’età dei ragazzi. Forniamo di seguito alcuni argomenti possibili da cui prendere spunto, che possono essere adattati alle varie fasce d’età, e che riguardano la società contemporanea:

In conclusione, il dibattito si conferma uno strumento didattico potente e versatile, capace di andare oltre la semplice trasmissione di contenuti. Promuove il pensiero critico, stimola l’ascolto attivo e rafforza le competenze comunicative. In un contesto educativo che punta sempre più allo sviluppo di competenze trasversali e alla partecipazione attiva, introdurre il dibattito in aula significa investire in una formazione più consapevole, inclusiva e orientata al futuro.

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Ilenia Valleriani

Ho conseguito con lode la laurea specialistica in Comunicazione d’Impresa, successivamente alla laurea triennale in Scienze della Comunicazione, presso l’Università La Sapienza di Roma.

Insegnante nella scuola superiore di secondo grado, dal 2017 ho iniziato l’attività di content writer, in particolare sui temi del marketing e della comunicazione, per seguire la passione che coltivo sin da bambina: la scrittura.

Da luglio 2021 collaboro con il blog di Education Marketing Italia.

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