Il liceo classico, una delle istituzioni più storiche e prestigiose del sistema educativo italiano, sta vivendo un momento di profonda crisi. Questo tipo di scuola, che ha formato generazioni di intellettuali, con un curriculum incentrato su latino, greco antico, filosofia e storia, si trova ora ad affrontare sfide significative. Questi cambiamenti sollevano interrogativi sul futuro del liceo classico e sull’evoluzione del sistema educativo in Italia.
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Il liceo classico nella storia e oggi
Nel corso della storia, il liceo classico è sempre stato considerato la scuola per antonomasia nella formazione della futura classe dirigente. Ma non è la prima volta che il liceo classico affronta un periodo di crisi. Già tra l’800 e il ‘900, con il massiccio afflusso delle masse provenienti dalle campagne, si chiedeva alla scuola una preparazione proficua al lavoro impiegatizio, cosa che portò ad una diminuzione delle ore di greco e latino nell’orario settimanale.
Oggi, il liceo classico viene visto da molti come la scuola degli “intellettuali”, scelta da coloro che ambiscono ad un titolo di studio di maggior prestigio e che consenta di proseguire agevolmente in qualsiasi percorso universitario.
Secondo i dati del Ministero dell’istruzione e del merito, le iscrizioni al liceo classico per l’anno scolastico appena iniziato sono scese al 5,8% rispetto al 6,2% dell’anno precedente. Oltre al calo di iscritti, si nota un’evidente forbice di differenza con gli alunni del primo anno del liceo scientifico, che corrispondono ad una percentuale del 26%; il liceo linguistico registra il 7,7% di alunni nelle classi prime; il liceo delle scienze umane prosegue, invece, il trend di crescita degli ultimi anni, attestandosi all’11,2%; in coda il liceo artistico con 4,0% e il liceo musicale/coreutico con 0,9% di iscritti nell’anno scolastico 2024-2025.
Perché il liceo classico è in crisi?
Dietro al declino delle iscrizioni al liceo classico possono esserci diverse motivazioni da esplorare.
La tendenza delle famiglie a spingere i figli verso delle scelte scolastiche che possano facilitare nell’acquisizione di competenze professionali, più adatte a sbocchi professionali che non a scelte universitarie, è una delle possibili cause.
Il declino sembrerebbe, però, legato in particolar modo anche al metodo didattico conservazionistico e particolarmente esigente utilizzato: “il liceo è difficile, ripetono”, come spiega Antonio Maggi, professore nella vita e nel docu-reality Rai, “Il Collegio”, “per molto tempo il liceo classico era stato legato allo stereotipo che i suoi alunni fossero figli di dirigenti e notabili. Cosa in parte vera e in parte no. Sembra assurdo, ma ancora oggi deve fare i conti con uno stereotipo che lo penalizza, vista la diffidenza popolare nei confronti delle cosiddette caste”.
L’ex Rettore dell’Università degli studi di Udine, Alberto Felice De Toni, ha evidenziato quelli che, a suo avviso, sono i capi di accusa mossi al liceo classico contemporaneo:
- Eccessivo grammaticismo, perché si insiste troppo sulla grammatica. Un aspetto già sottolineato nel 1893 da Giovanni Pascoli, “si legge poco, soffocando la tendenza dello scrittore sotto la grammatica, la metrica, la linguistica. I più volenterosi si annoiano”. Secondo De Toni, è necessario rivedere i programmi, mettendo al centro dell’attenzione i testi ed attribuendo il giusto ruolo alla grammatica;
- Assenza di laboratori umanistici, se negli altri licei troviamo laboratori di scienze, musica, arte e via dicendo, nel classico non troviamo possibilità di attività pratiche. La cosa però non dovrebbe essere impossibile. Si potrebbe, ad esempio, realizzare laboratori di filosofia, che, anziché essere insegnata attraverso una carrellata cronologica dei principali filosofi, potrebbe essere affrontata attraverso l’analisi dei principali problemi che l’uomo ha da sempre incontrato nel corso della storia (etica, verità, felicità…);
- Assenza di una didattica per competenze, le Raccomandazioni del Parlamento Europeo del 2018, hanno evidenziato 8 livelli che descrivono le abilità e le competenze che gli alunni devono sviluppare durante il percorso scolastico, da applicare poi nel mondo del lavoro e nella vita, per facilitare l’occupabilità e l’integrazione sociale. Rispetto ad altre scuole, nel liceo classico non vi è ancora un’attenzione particolare a questo aspetto;
- Alternanza scuola-lavoro, generalmente non viene considerato che le lingue antiche, come il greco e il latino, possono essere utili per un periodo di lavoro come previsto dall’attuale PCTO, presso musei, biblioteche, siti archeologici, chiese, ma anche nei cinema e centri media, come radio e tv.
Il dibattito tra sostenitori e detrattori: liceo classico si o no?
Chi lo difende in quanto espressione della “vera cultura” e chi lo considera “obsoleto”, questa è la dicotomia che tiene acceso il dibattito circa il liceo classico.
Coloro che lo considerano un liceo “obsoleto”, sostengono che sia superata la concezione tradizionale di un sapere trasmesso in modo top-down (dall’insegnante all’alunno). Il nuovo approccio competence-based proposta dall’Europa, è basato sul problem solving, la multidisciplinarietà e il lavoro di gruppo. Inoltre, come sottolineato dal Consiglio d’Europa nel 2016, “se la democrazia non può esistere senza istituzioni democratiche e senza leggi, è anche vero che tali istituzioni e tali leggi non possono funzionare se non affondano le loro radici in una cultura della democrazia, ossia in valori, atteggiamenti e pratiche della democrazia”, e proprio per questo, si specifica, “è necessario che i cittadini acquisiscano un certo numero di competenze per poter partecipare in maniera efficace alla cultura della democrazia”, (per approfondire leggi anche Didattica innovativa o tradizionale? Il caso della Michaela Community School in UK)
L’attacco di coloro che non amano il liceo classico è sferrato soprattutto nei confronti delle cosiddette “lingue morte”, ossia il greco e il latino, considerate ormai poco utili nel mondo del lavoro. Curiosamente, però, mentre nel nostro Paese le lingue antiche sono sotto accusa, nel Regno Unito, a partire dal 2021, ne è stato potenziato il loro insegnamento, così come in Germania, dove il latino è la terza lingua studiata, dopo inglese e francese. In Spagna, l’insegnamento del latino, è obbligatoriamente previsto negli studi di stampo umanistico.
Al contrario, i sostenitori delle scuole classiche sostengono che finalizzare l’istruzione ad un solo ambito di vita, ossia quello lavorativo, non può essere esaustivo nella formazione di un giovane. La finalità della scuola è lo sviluppo “umano” dell’individuo nella sua completezza.
Le parole dello scrittore Massimo Gramellini, rendono bene l’idea di come possa essere considerato il liceo classico, che “non ti spiega come funziona il mondo, ma in compenso ti abitua a chiederti il perché, ad addestrare i sensi e la mente per riuscire a cogliere la bellezza di un tramonto o anche solo in una vetrina. Il liceo classico è come una cyclette: mentre ci stai sopra, fai fatica e ti sembra che non porti da nessuna parte. Ma quando scendi, scopri che ti ha fornito i muscoli per andare dappertutto”.
A sostegno della tesi, c’è il fatto che molti grandi nomi del passato, diventati poi scienziati, abbiamo iniziato il proprio percorso di studi proprio dal liceo classico: Leonardo Da Vinci, Galileo Galilei, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi, solo per citarne alcuni. Ci vengono in aiuto, proprio a riguardo, le parole di Antonio Gramsci, “gli studi classici, insegnano a comprendere la modernità comprendendo le radici più antiche. Nel liceo classico tutto è studiato in chiave critica e storica: a cominciare dalla matematica, di cui s’indaga l’origine filosofica e metodologica”. Non a caso, ancora oggi, un gran numero degli iscritti alle facoltà universitarie scientifiche, come ad esempio medicina (dove il greco è fondamentale per la comprensione dei termini medici), provengono da studi classici alle scuole superiori, come confermato dai dati di Almalaurea.
La crisi del liceo classico non è dunque solo una sfida per una specifica istituzione scolastica, ma riflette una trasformazione più ampia nel sistema educativo e nella società. La chiave per il suo futuro potrebbe risiedere in una riforma che permetta di mantenere la sua identità culturale adattandosi alle nuove esigenze del mondo del lavoro. Solo attraverso un equilibrio tra tradizione e innovazione sarà possibile garantire che il liceo classico continui a svolgere un ruolo significativo nella cultura del nostro paese.