Le 5 differenze tra Millennials e Generazione Z che dovresti conoscere

Parliamo di Generazione Y (o Millennials) e di Generazione Z (o Centennials). Cosa c’è dunque da imparare nel rapportarsi con le nuovissime leve, anche in ambito accademico?

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Torniamo a parlare di generazioni, dei gap che esistono e che si allargano col passare degli anni, con la nascita di nuove tecnologie, di strumenti comunicativi, di diversi scenari politico-economici; differenze che diventano più evidenti in quanto ad opportunità, linguaggi e abilità che i giovani (ed i giovanissimi di oggi) sono in grado di sviluppare: dopo aver delineato con precisione i confini che separano le diverse generazioni, soffermiamoci sulle generazioni che tanto fanno discutere docenti e datori di lavoro.

 

Parliamo di Generazione Y (o Millennials) e di Generazione Z (o Centennials): sulla base di uno studio chiamato “Generation Nation 2019”, i ricercatori di 747 Insight e Collaborata sono stati in grado di delineare alcuni aspetti fondamentali per comprendere queste generazioni e ne hanno delineato 5 differenze cruciali.

In cosa si differenzia la Generazione Z dai suoi predecessori, i Millennials? Beh, in tantissimo: si tratta di un cambiamento sostanziale che ha le sue radici nella tecnologia, nella politica e nelle lotte sociali che caratterizzano questi anni.

 

1)      DIVERSITÀ

La Generazione Z risulta essere la più “diversa” della storia: negli Stati Uniti, solo il 52% degli under 18 è “bianco”, rispetto al 75% di “white population” over 55. In una nazione sempre stata baluardo del “sogno Americano”, che ha attirato per decenni flussi migratori, la diversità è ormai un tratto distintivo nelle classi e negli ambienti frequentati dai giovanissimi. La previsione è che entro il 2020 oltre la metà della popolazione under 18 americana apparterrà a minoranze etniche (Afroamericani, Ispanici ed Asiatici).

Ma che effetto ha questo sui giovanissimi? La diversità è la nuova norma, e come tale non è riconosciuta affatto come diversità.

Si delinea così la prima differenza rispetto ai Millennials, che hanno fatto della lotta per l’inclusione un valore per loro portante: la Generazione Z non vede il bisogno di “includere”, perché non è portato a notare le diversità che sono alla base del bisogno stesso di “integrare”.

Se si è già un unico gruppo, intrinsecamente diverso per sua natura, cosa resta fuori che debba essere incluso? Nulla.

E mentre in America tutto ciò avviene nonostante le politiche sull’immigrazione si siano irrigidite durante l’attuale Presidenza, anche in Europa (ed in Italia), i Centennials osservano e recepiscono messaggi contrastanti: gli adulti, alla guida dei Paesi, battagliano tra esclusione ed integrazione, mentre i giovanissimi – abituati a dialogare e confrontarsi in tempo reale con persone da ogni angolo del pianeta – sono pronti a portare avanti il pensiero che le differenze esistono solo quando vogliono essere trovate a tutti i costi.

 

2)      STRESS

La Generazione Z riporta di essere, in media, maggiormente stressata rispetto ai Millennials, e riporta dei picchi di ansia e di stress più estremi rispetto alle generazioni più adulte: il 58% degli “Z” dice di essere almeno “moderatamente stressato” se non di più.

I Centennials attualmente vivono la propria adolescenza o post-adolescenza in un momento di particolare tumulto, caratterizzato da enorme incertezza per il futuro, da pressioni continue per i risultati accademici, da terrore per la propria sicurezza fisica, emotiva e psicologica: crescono in un’epoca in cui la parola “abuso” è all’ordine del giorno.

Attraverso Internet ed i social media, osservano altre persone e loro coetanei che hanno quello che non potranno mai avere, che raggiungono risultati che sembrano lontanissimi da quelli che potrebbero mai raggiungere e capiscono di dover essere unici per poter emergere.

Come risultato, la generazione Z si spinge verso sempre nuovi modi per sfogare lo stress ed esperienze nuove diventano ossigeno vitale ed un necessario break dalla realtà da cui si sentono spesso attanagliati.

 

3)      IDENTITÀ DI GENERE ED ORIENTAMENTO SESSUALE

Negli ultimi anni si è verificato un enorme cambiamento in come le nuove generazioni si rapportano alla propria identità di genere e sessuale: mentre per i Baby Boomers, la Generazione X e i Millennials, oltre il 90% dichiara di essere eterosessuale, solo il 73% dei giovanissimi si identifica in questo modo.

Nonostante numerosissime polemiche, con la legalizzazione dei matrimoni gay nella maggior parte degli stati occidentali, tra i giovani si è diffusa una sempre maggiore accettazione verso orientamenti differenti: alla giovanissima Generazione Z appare strano anche solo pensare di nascondere la propria identità, e si sentono a proprio agio nel viverla liberamente, anche senza provare la necessità di legarsi ad un’etichetta specifica.

Sempre più giovani si identificano come “gender-fluid”, bisessuali, trans gender, asessuali: non importa l’etichetta, ma per il 57% dei giovanissimi (rispetto solo al 47% dei Millennials) è fondamentale difendere i diritti delle persone LGBT (LGBTQIAPK, a voler includere ancora ulteriori aspetti) e supportare i matrimoni egualitari.

L’apertura che dimostra la generazione Z verso questi temi sarebbe stata impensabile anche solo un decennio fa.

 

4)      TECNOLOGIA E SOCIAL MEDIA

Ed ecco l’inversione di tendenza: la generazione Z usa i social media meno dei Millennials, e li usa in modo diverso: non si tratta per loro di una novità. Sono nati con la tecnologia fra le mani e preferiscono i luoghi (anche virtuali) dove possono selezionare una cerchia più ristretta di persone con le quali condividere le proprie esperienze. Preferiscono i più intimi gruppi Whatsapp tra amici alla diffusione in massa via Facebook o via Instagram.

Oltre il 50% dei Millennials posta aggiornamenti online quotidianamente, mentre lo fa solo il 32% dei Centennials: mentre i primi sono cresciuti di pari passo allo sviluppo dei social media, i secondi hanno trovato davanti a loro delle piattaforme di comunicazione social già stabilite, che appaiono semplicemente come solo uno dei mezzi di comunicazione esistenti tra cui scegliere.

 

5)      RAPPORTO GENITORI-FIGLI

I Millennials sono la generazione cresciuta sotto l’ala protettiva (ed ansiosa) dei propri genitori, desiderosi di accontentare i propri figli ad ogni costo: le redini si sono allentante notevolmente con la Generazione Z.

La Generazione Z sembra star trascorrendo molto più tempo lontano dai genitori rispetto alla Y: adulti e giovanissimi appaiono sempre più impegnati, e si moltiplicano esponenzialmente le case in cui entrambi i genitori lavorano – o quelle gestite da un solo genitore.

Ancora, un Millennial su 5 dice di aver avuto genitori disposti a mentire per lui/lei anche ai propri insegnanti per giustificare un brutto voto o compiti non svolti: una disponibilità che si è ridotta drasticamente con la Generazione Z. I genitori di questi ultimi appaiono più a proprio agio lasciando maggiore libertà e venendo meno a conoscenza di ogni dettaglio della vita dei propri figli, creando un maggiore spazio per l’autonomia e la responsabilizzazione.

Un altro dato rilevante riguarda la disciplina: rispetto all’oltre 30% dei Millennials che dice di aver ricevuto qualche “sculacciata” da piccolo, solo l’8% dei Centennials riporta qualche sorta di punizione fisica ricevuta. Ma questa generazione di giovanissimi ha visto tantissimi valori “tradizionali” sgretolarsi davanti ai proprio occhi: la violenza è un argomento delicatissimo per questa generazione, che lancia e divulga con passione e convinzione campagne online contro l’uso improprio di armi o contro gli abusi sessuali.

 

Cosa c’è dunque da imparare nel rapportarsi con le nuovissime leve, anche in ambito accademico? Sicuramente, c’è da tenere in considerazione un cambiamento drastico nei valori su cui si fondano le loro personalità, sviluppatesi nell’incertezza e in un ambiente che appare loro spesso brutale, violento e discriminatorio. C’è quindi da ascoltare, da empatizzare, da capire che i giovanissimi non sono diventati pigri o svogliati: sono solo il frutto delle sollecitazioni continue che ricevono da una realtà poco ospitale.

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Valeria Alinei

Professionista nel campo del Marketing e della Comunicazione. Grazie ad un background accademico internazionale, ha svolto ricerche in merito all’applicazione del marketing al settore dell’istruzione, a partire dal lavoro di Tesi magistrale dal titolo “Higher Education Marketing a supporto dell’internazionalizzazione delle Università”, che le è valso una Menzione Speciale da parte dell’AICUN - Associazione Italiana Comunicatori d’Università. Ha collaborato con l’Ufficio Marketing dell’Università Cattolica di Milano ed è - dal 2016 - una firma stabile del blog di Education Marketing Italia. Nel dicembre 2019 ha pubblicato con la McGraw-Hill il suo primo libro dal titolo "Education marketing. Strategie e strumenti per comunicare il valore nel mondo dell'istruzione".

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