Tirocini universitari: il confronto tra Stati Uniti e Italia

Un sondaggio Gallup mostra l’utilità del tirocinio per avvicinare al mondo del lavoro. Facciamo un confronto tra il sistema statunitense e italiano

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Svolgere un tirocinio è indubbiamente un buon modo per familiarizzare con il mondo del lavoro, già durante gli anni di studio. È un’opportunità per aprire una finestra sul futuro.

Nel sistema universitario statunitense è una pratica consolidata e benvoluta dalla maggior parte degli studenti, per le grandi opportunità che offre nel post-laurea. Scendiamo nel dettaglio dei dati per capire meglio.

 

Quanti studenti svolgono il tirocinio in USA?

Un recente sondaggio effettuato da Gallup, (società statunitense di analisi e consulenza), mostra che il 41% degli studenti universitari degli Stati Uniti ha usufruito di un tirocinio durante il corso di studi accademico. Si parla esattamente di 1 studente su 4 tra quelli attualmente iscritti, secondo l’inchiesta web realizzata tra il 13 e il 20 marzo 2023.

La percentuale scende al 36% tra gli studenti degli atenei pubblici, e al 27% tra gli universitari di prima generazione (coloro che provengono da famiglie nelle quali i genitori non hanno conseguito il titolo di laurea).

 

Le difficoltà per ottenere un tirocinio universitario

Dalla lettura del sondaggio Gallup si evidenziano, però, anche le difficoltà che gli universitari individuano circa la ricerca di un tirocinio, durante il percorso di studi.

3 studenti su 10, tra quelli che si laureano senza aver svolto un tirocinio, affermano che è difficile riuscire ad ottenerlo. Il 23% di chi non svolge un percorso formativo lavorativo sostiene che sia stato troppo arduo trovarne uno che lo interessi davvero; il 20% dichiara di non potersi permettere un periodo di tirocinio, perché questo comporta maggiori spese dovute ad un eventuale pendolarismo, e perché non vi è una dovuta retribuzione; il 17% sostiene di non aver potuto accettare il necessario trasferimento che il tirocinio richiede.

 

Perché scegliere di fare un tirocinio

Nel sistema americano, il tirocinio appare come un ottimo strumento per fornire esperienza sul campo già durante gli studi. Questo è esattamente ciò che dimostra un precedente sondaggio Gallup, che evidenzia, con i dati, che i tirocini rappresentano un momento di transizione, che favorisce un’opportunità di trovare velocemente lavoro dopo il conseguimento della laurea.

Secondo le percentuali di Gallup, i neo-laureati tra il 2016 e il 2022, hanno avuto il doppio delle possibilità di trovare un buon lavoro subito dopo la laurea.

Il 42% dei laureati, rappresentato da 4 studenti su 10, è d’accordo sull’utilità di un tirocinio durante gli studi; il 21% di coloro che hanno usufruito della possibilità, dichiara di aver trovato un buon lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo di studio. Il 47%, infatti, ammette di essere soddisfatto perché occupato nel settore di proprio interesse, nel rispetto del piano di studi seguito.

In alcune aree, il fatto di aver svolto un tirocinio, risulta particolarmente vantaggioso: gli studenti di ingegneria hanno il 67% di possibilità di trovare più facilmente lavoro se intraprendono un tirocinio, 48% nell’area business, 47% nelle scienze, 35% nelle scienze sociali, e 29% nelle discipline umanistiche e artistiche.

(Per approfondire il tema In USA i bootcamp aiutano a trovare lavoro)

 

Anche in Europa il tirocinio è uno strumento utile

Secondo l’indagine 2023 condotta da Eurobarometro, anche in Europa i tirocini si mostrano come un buon punto di partenza per la carriera professionale. Il 78% degli intervistati ha svolto un tirocinio, e di questi, il 68% dichiara di aver trovato un lavoro proprio grazie ad esso. Il 39% riporta di aver firmato un contratto di lavoro esattamente con lo stesso datore di lavoro.

Il 76% riconosce la potenzialità del tirocinio. Il 21% ha svolto il periodo di tirocinio all’estero, per aggiungere il soggiorno all’estero come elemento di arricchimento dell’esperienza.

Il 55% degli studenti che hanno effettuato un tirocinio ha dichiarato di aver avuto una retribuzione o un rimborso spese. Un dato incoraggiante, aumentato del 40% rispetto a dieci anni fa.

 

Fare un tirocinio o uno stage universitario in Italia

Specifichiamo che in Italia, i tirocini svolti durante il periodo di studio, si suddividono in diverse categorie:

  • Curriculare, permette di acquisire i CFU (crediti formativi universitari) necessari per conseguire il titolo
  • Extra-curriculare, non è vincolato all’acquisizione di CFU, e si svolgono al termine degli esami da sostenere
  • Professionale, necessario per svolgere determinate professioni, (ad esempio, la professione di avvocato), che da qualche anno possono essere svolti già durante gli studi

Generalmente, si può scegliere tra uno degli enti (pubblici e privati) convenzionati con l’università. La differenza fra tirocinio e stage, consiste nell’obbligatorietà: mentre il tirocinio è richiesto perentoriamente per conseguire il titolo, lo stage è a base volontaria, è un’opportunità che lo studente decide di darsi su propria iniziativa.

Il Decreto Ministeriale 142/98, specifica che i tirocini non possono avere durata superiore ai 6 mesi (gli stage di inserimento possono, invece, arrivare fino a 12 mesi). Dopo l’attivazione, sia del tirocinio che dello stage, lo studente sarà seguito da un tutor universitario, al quale dovrà presentare, al termine dell’esperienza, una relazione circa le competenze acquisite.

(Per approfondire Ci sono differenze fra le aspettative degli universitari americani e italiani?)

 

Allarme stagisti

Nonostante tirocini e stage rappresentino, indubbiamente, una buona possibilità ai fini dell’inserimento lavorativo, e un’ottima esperienza per corredare con la pratica la teoria universitaria, i dubbi che circolano nell’opinione pubblica su di essi sono ancora notevoli.

Ross Perlin, autore del libro “Inter-nation: how to learn nothing and earn little in the brave new economy” (Verso Books, 2011), riporta di un’inchiesta durata 3 anni sulla pratica regolata dal Fair Labor Standars Act, in USA: “…gli stage sono un nuovo modo di lavorare, una pratica recente e dinamica […] una continua fornitura di lavoratori specializzati di cui non si pagano i contributi e i costi d’assunzione”. L’accusa mossa dall’autore, ex-stagista, è rivolta verso i datori di lavori che, ritiene, spesso tendono a “sfruttare” il lavoro dello stagista, per evitare di assumere regolarmente un lavoratore.

L’allarme lanciato da Perlin, somiglia molto a quello lanciato nel libro italiano della scrittrice Eleonora Valtolina, “La Repubblica degli stagisti: come non farsi sfruttare” (Editori Laterza, 2011), che sottolinea, come anche in Italia, sia comune la pratica di utilizzare lo stage come espediente per limitare i costi del lavoro.

Una pratica, dunque, sulla quale puntare, ma con attenzione, affinché non diventi una modalità per diminuire il peso fiscale dei datori di lavori, ma sia una reale opportunità per chi cerca di aprire la porta del mercato del lavoro.

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Ilenia Valleriani

Ho conseguito con lode la laurea specialistica in Comunicazione d’Impresa, successivamente alla laurea triennale in Scienze della Comunicazione, presso l’Università La Sapienza di Roma. Insegnante nella scuola superiore di secondo grado, dal 2017 ho iniziato l’attività di content writer, in particolare sui temi del marketing e della comunicazione, per seguire la passione che coltivo sin da bambina: la scrittura. Da luglio 2021 collaboro con il blog di Education Marketing Italia.

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