11 consigli per gestire una classe difficile

Gestire aule difficili è una delle maggiori preoccupazioni dei docenti: attività specifiche, app e sussidio dello psicologo possono aiutare nel risolvere il problema

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L’aula è un microsistema complesso nel quale rientrano anche dinamiche esterne, che influenzano il comportamento dell’alunno in classe. “Il sistema classe rappresenta la struttura di base attraverso cui l’organizzazione scolastica persegue gli obiettivi istituzionali dell’acquisizione sistematica e programmatica di conoscenze, ma costituisce anche l’ambiente entro il quale si manifestano bisogni di natura individuale, differenti da quelli istituzionali, come il bisogno di amicizia, la necessità di scaricare l’emotività e raggiungere prestigio”, (Carli e Mosca, 1980).

 

Come gestire gli alunni più difficili?

A volte, per un insegnante, può non essere facile portare avanti l’attività didattica in classe, alcuni alunni potrebbero penalizzare la comprensione degli studenti più silenziosi e volenterosi. Non esiste una classe perfetta ed è il docente che deve avere la pronta capacità di adattarsi alle situazioni individuando le soluzioni più idonee.

Dall’indagine effettuata dal GDL Nazionale di Psicologia Scolastica 2018, su 440 docenti, è emerso che una delle maggiori difficoltà segnalate dagli insegnanti è la gestione di classi difficili (per difficile si intendono classi con problemi relazionali, emotivi, comunicativi).

Secondo lo psicologo Thomas Gordon “l’insegnante che ha instaurato una buona relazione con la classe ha il 31% in meno di problemi disciplinari”, anche se è altrettanto vero che non risulta utile essere troppo confidenziale, è necessario mantenere un equilibrio che assicuri l’autorevolezza finalizzata a non creare confusione tra i ruoli.

Ecco alcuni consigli pratici:

  1. Focalizzare l’attenzione sui bisogni, anche nascosti, dell’allievo, cercando di scovare il disagio che si cela dietro il comportamento, ad esempio domandandosi “cosa serve al mio allievo”?
  2. Comunicare con fermezza ma mai con rabbia, per non mostrare di aver vissuto la trasgressione sul piano personale. La comunicazione è un elemento al quale prestare molta attenzione, come sottolinea Zygmunt Bauman, “il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione
  3. Trasformare le parole negative in positive, evitando parole come “non”, ad esempio, “in classe non si corre” potrebbe trasformarsi in “in classe si cammina”
  4. Cercare di capire cosa piace all’alunno per sfruttarlo durante le lezioni
  5. Nel momento in cui si riprende lo studente per un comportamento negativo dare anche spiegazione su quale sarebbe stato il comportamento positivo da mettere in atto
  6. Comunicare con la famiglia, è fondamentale che l’alunno sappia sempre che i suoi responsabili, in casa e a scuola, comunicano tra loro. Ciò rappresenta, infatti, un deterrente a mettere in atto atteggiamenti simili
  7. Lodare i comportamenti positivi
  8. Comunicare le eventuali punizioni con tristezza, mai con evidente soddisfazione
  9. Assegnare incarichi, come, ad esempio, la consegna del materiale in aula. Molti alunni difficili da gestire hanno bisogno di canalizzare le energie in modo positivo. Spesso sono essi stessi consapevoli di creare caos, ma non riescono ad esimersi dal farlo, pur temendo di essere isolati dagli altri, responsabilizzare può aiutare ad evitare comportamenti difficili
  10. Nelle scuole dell’infanzia ed elementari, si può ricorrere al metodo britannico del cartellone con faccine: si chiede all’alunno di porre una faccina sticker che raffiguri lo stato relativo al comportamento tenuto nelle ore scolastiche. La motivazione a collezionare bollini “positivi” può spingere a comportarsi in modo migliore
  11. Attenzione alla gestione del tempo: sovrastimare la tempistica necessaria all’esecuzione di un’attività potrebbe comportare dei tempi morti in cui la classe richiederà maggiori energie per la gestione.

 

Il ruolo dello psicologo scolastico

Non è da sottovalutare il ruolo dello psicologo scolastico, figura sempre più presente nelle scuole. Si tratta di un professionista in grado di effettuare colloqui individuali con allievi, ma anche seminari specifici con insegnanti e genitori, per aiutarli a comprendere le dinamiche dello sviluppo.

In particolare, può occuparsi di corsi di formazione per gli insegnanti finalizzati a riconoscere le problematiche adolescenziali, a mettere in atto una comunicazione efficace, un insegnamento interattivo e un apprendimento cooperativo (incentrati sullo sviluppo della capacità di problem solving degli alunni). Si occupa inoltre di interventi di sensibilizzazione al bullismo e laboratori sulle emozioni, che permettono di lavorare sul rafforzamento delle soft skills dei ragazzi.

Lo psicologo scolastico è un supporto fondamentale nel coadiuvare l’insegnante nel mettere in atto attività utili ai fini della gestione della classe.

Una di queste è, ad esempio, il “circle time”: un gruppo di discussione senza gerarchie, in cui gli alunni sono invitati a porsi in cerchio, con la possibilità di guardare tutti negli occhi, per esprimere la propria opinione, sotto la supervisione di un moderatore. L’insegnante, che ricoprirà quest’ultimo ruolo, avrà in tal modo la possibilità di conoscere meglio gli alunni per gestire eventuali dinamiche conflittuali, oltre che favorire l’integrazione e la conoscenza fra gli studenti stessi.

Altra possibile tecnica da mettere in atto è il “metodo senza perdenti”: l’insegnante ha il compito di mediare tra due parti in conflitto, spronando a collaborare nell’individuazione di una soluzione accettabile per entrambe le parti, in modo che nessuna debba avvertire una supremazia dell’altra. In un primo momento si procede con l’identificazione del conflitto, si lasciano emergere le possibili soluzioni da parte degli studenti coinvolti, affinché scelgano la migliore soluzione, che viene programmata, attuata e verificata nei risultati.

 

Fare silenzio con le app

Gli alunni presenti nelle nostre aule sono dei nativi digitali, abituati alla presenza delle tecnologie e all’utilizzo delle app in ogni campo. Ecco perché, anche nel caso della gestione della classe potrebbe essere simpatico ricorrere a delle applicazioni da mostrare sulle lavagne LIM (almeno nel caso dei bambini del ciclo di studi elementare):

  • Classroom Zen: permette di scegliere l’ambiente (deserto, mare, montagna, valle), in cui compare un personaggio fantastico (ad esempio un drago), che richiama al silenzio. Ogni volta che la classe supera il livello di rumore pre-impostato dall’insegnante, appare il personaggio a richiamare l’attenzione della classe, che è stimolata a raggiungere il proprio record di silenzio
  • Shhht, se la classe non supera il livello di rumore pre-impostato, sulla LIM si completerà progressivamente un disegno. Fare silenzio sembrerà un gioco, con la possibilità di stimolare ad una gara fra gruppi di bambini
  • Zero Noise Classroom, mostra sulla lavagna un conto alla rovescia per ottenere silenzio, attirando l’attenzione della classe stimolandola ad una sorta di sfida nel rispettare il countdown

 

E se parliamo di aule di adulti?

Non solo nell’ambito scolastico si trovano classi “difficili”. Anche nel caso di workshop o seminari, destinati ad adulti, il docente può incontrare delle difficoltà, legate a vari aspetti. La classe potrebbe non essere motivata, mostrarsi poco partecipe, o addirittura distratta.

L’esperto Daniele Radici, ha raccolto in una serie di video su Youtube i punti salienti per gestire situazioni di questo tipo:

  • La prima cosa da fare è accertarsi che eventuali tecnologie di supporto (proiettore, pc, adattatori, schermi, audio), sia ben funzionanti per non risultare impreparati
  • Comunicare sin dal principio il comportamento richiesto ai partecipanti: ad esempio, creare delle coffee station, specificando sin dall’inizio quali saranno le pause, chiedendo di evitare di alzarsi durante la lezione; anticipare come si svolgerà la lezione, ad esempio “farò delle domande, sarà una sorta di chiacchierata”
  • Utilizzare un linguaggio adatto agli alunni che abbiamo davanti
  • Proiettare delle slide, che dovrebbero essere accattivanti nella grafica, con poco testo scritto, in modo da attirare l’attenzione ma senza distogliere dall’ascolto del docente
  • Specificare perché è utile partecipare, a volte l’alunno manca di motivazione perché non percepisce come potrà essergli utile la lezione che sta seguendo
  • Invitare a scrivere su dei post-it, in forma anonima, il sentimento che gli alunni provano in quell’istante, o fare un giro di microfono per permettere ai partecipanti di presentarsi e sciogliere così la tensione.

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Ilenia Valleriani

Ho conseguito con lode la laurea specialistica in Comunicazione d’Impresa, successivamente alla laurea triennale in Scienze della Comunicazione, presso l’Università La Sapienza di Roma. Insegnante nella scuola superiore di secondo grado, dal 2017 ho iniziato l’attività di content writer, in particolare sui temi del marketing e della comunicazione, per seguire la passione che coltivo sin da bambina: la scrittura. Da luglio 2021 collaboro con il blog di Education Marketing Italia.

Commento su “11 consigli per gestire una classe difficile

  1. Sono una docente di scienze motorie ho 8 classi e tra queste una non mi sopporta perche’ abituati da tre anni a fare come vogliono.Io sono autorevole e uso bastone e carota.Entrata in classe si sono rapportati non ascoltandomi ,facendo in palestra come volevano e avvisandomi che non potevo mettere rapporti.
    Appena messo il primo rapporto hanno iniziato a farmi mobbing
    Non mi salutano,contestano e quando vengono in palestra si mettono d’accordo per spaccare tutto e mettermi in difficolta’.
    Siamo ad aprile e non so come fare per interagire con loro !

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